13 novembre 2014

S. Omobono: premiati in Sala Quadri gli ex dipendenti comunali


Questa mattina, alle 12,00, nella Sala dei Quadri di Palazzo Comunale si è svolta la tradizionale cerimonia di conferimento del diploma e della medaglia d'oro ricordo agli ex dipendenti comunali meritevoli cessati dal servizio, o comunque collocati a riposo. E' questa infatti la data che, nel 1970, è stata scelta per la “Giornata dei lavoratori anziani del Comune”, iniziativa destinata a testimoniare la riconoscenza dell’Amministrazione ai lavoratori meritevoli che cessano dal servizio, dopo almeno 20 anni di attività prestata alle dipendenze del Comune di Cremona o Enti ad esso assimilati in base al regolamento istitutivo del premio, salvo casi eccezionali stabiliti dalla Giunta comunale.



Hanno ritirato il diploma di merito e la medaglia d’oro ricordo, consegnati dal sindaco Gianluca Galimberti e dagli assessori i seguenti ex dipendenti comunali meritevoli, cessati dal servizio, o comunque collocati a riposo, nel periodo tra il 13 novembre 2013 ed il 12 novembre 2014: Ivana Iotta, dirigente (Cultura e Musei); Dante Zavatti, autista (Lavori Pubblici); Nadia Bonali, istruttore direttivo (Politiche Sociali); Claudio Catenacci, agente di P.M. (Polizia Locale), Maria Luisa Codazzi, operatore d'ufficio (Servizi Demografici), Annunciata Marcotti, istruttore (Servizio Stipendi); Annamaria Santucci De Magistris, dirigente (Unità di Staff Commercio e Turismo) e i famigliari di Gabriele Roncaglio, istruttore (prematuramente scomparso – Politiche Giovanili).
Un riconoscimento particolare è andato a due dipendenti andati in pensione, Vincenza D'Amari e Ivan Maroli, che pur non avendo compiuto i 20 anni di servizio, si sono particolarmente distinti nel loro lavoro.

Ritireranno il riconoscimento in in secondo momento, non essendo potuti intervenire alla cerimonia, Federica Aimi, operatore d'ufficio (Segreteria Generale – Ufficio Protocollo) e i parenti di Angela Bassi, istruttore (prematuramente scomparsa - Politiche Educative) e Vincenzo Perini, agente di P.M. (prematuramente scomparso – Polizia Locale).

Prima della cerimonia in Comune, alle 10, il parroco della Cattedrale, mons. Alberto Franzini, aveva accolto, sul sagrato del Duomo, la delegazione dell’Amministrazione comunale, guidata dal sindaco Gianluca Galimberti, accompagnato dalla vice sindaco Maura Ruggeri, dal segretario generale Pasquale Criscuolo, e da altri amministratori. Era presente il comandante della Polizia Locale Pierluigi Sforza. Dopo lo scambio di saluti, il sindaco, preceduto dal Gonfalone della città, ha fatto il suo ingresso in Cattedrale dirigendosi nella cripta dove è custodita l’urna con il corpo del Santo Patrono. 

Qui le autorità civili hanno atteso il vescovo, mons. Dante Lafranconi, giunto accompagnato dal Perinsigne Capitolo della Cattedrale guidato dal presidente mons. Giuseppe Perotti. Il presule, dopo aver salutato con grande calore il sindaco Galimberti e il neo presidente della Provincia Carlo Vezzini, ha auspicato una particolare intercessione del santo perché doni a chi amministra il bene pubblico «sapienza e senso della giustizia». 

Come da tradizione è avvenuto l’omaggio dei ceri da parte del primo cittadino che, dopo l'accensione, li ha collocati davanti all'urna del santo. E' seguita la recita della preghiera a S. Omobono scritta dallo stesso mons. Lafranconi.

Il vescovo si è quindi congedato per indossare i paramenti liturgici, mentre la delegazione del Comune è risalita in Cattedrale per assistere alla Messa Pontificale che ha avuto inizio alle 10.30. Mons. Lafranconi era affiancato dal vicario generale, mons. Mario Marchesi, dai delegati episcopali, dai canonici della Cattedrale, dai vicari zonali e da oltre cinquanta sacerdoti provenienti da diverse parti della diocesi. Presenti anche i diaconi permanenti e i seminaristi diocesani che hanno assicurato il servizio liturgico. 

Nel Duomo gremito di fedeli, oltre alla delegazione del Comune, hanno partecipato al Pontificale il prefetto Paola Picciafuochi, il questore Vincenzo Rossetto, il consigliere regionale Carlo Malvezzi, i rappresentanti delle Forze di polizia e dell’Esercito. Presenti anche gli artigiani cremonesi che all’offertorio hanno offerto a mons. Lafranconi alcune stoffe da donare alla Caritas per i poveri della città.

La celebrazione, animata dal Coro della Cattedrale diretto da don Graziano Ghisolfi e accompagnata all’organo da Fausto Caporali, si è conclusa con la benedizione apostolica con annessa indulgenza plenaria.

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L'omaggio a S. Omobono è una tradizione che risale molto lontano nel tempo. Omobono Tucenghi morì all’alba del 13 novembre 1197, mentre, come era sua consuetudine, dopo la preghiera notturna nella chiesa parrocchiale di Sant’Egidio, partecipava alla Messa. 

Nell’ottobre del 1198 il vescovo di Cremona, Sicardo, insieme a una delegazione di cui faceva parte anche il parroco di sant’Egidio, Osberto (dal 1977 confessore e direttore spirituale di Omobono), si recò a Roma per chiedere la beatificazione di Omobono a Papa Innocenzo III, che la concederà con la bolla “Quia pietas” del 12 gennaio 1199. Il 25 giugno 1357 la salma di sant’Omobono fu trasferita in Cattedrale: la testa deposta nella cappella della Sacra Spina, gli altri resti in un’arca marmorea nella cripta sotto l’altare maggiore. 

Papa Urbano VIII con la costituzione Universa (13 settembre 1642) stabiliva la riduzione delle feste di precetto. Si invitavano quindi le città e le diocesi a scegliere come giorno festivo e di precetto il giorno di uno solo dei molteplici santi che nel corso dei secoli erano stati eletti patroni. 

Affidando il Papa l’elezione ai Consigli Generali delle città, quello di Cremona si riunì il 13 gennaio 1643 e si incaricarono i nobili Cesare Vidoni e Baldassarre Sozzi di redigere un resoconto della vita e dei miracoli dei santi patroni Imerio, Omobono, Marcellino e Pietro. La discussione si prolungò fino al 7 settembre 1643. 

Celebrata al mattino la messa dello Spirito Santo, verso sera, radunato il Consiglio, letta la relazione dei due incaricati si passò alla votazione: due voti per Imerio, trentasette per Omobono, cinque per Marcellino e Pietro. Fu scelta così come festività patronale cittadina di precetto la festa di Omobono. 

Nel 1997 l'allora vescovo di Cremona, mons. Giulio Nicolini, fece effettuare una ricognizione canonica delle reliquie del Patrono. Venne anche effettuata una ricostruzione visiognomica che fu impressa su una maschera argentea collocata a protezione del teschio del Santo. 

Sant’Omobono è patrono della città di Cremona con S. Imerio e i Santi Marcellino e Pietro, mentre, insieme a Santa Maria del Fonte, è patrono della Diocesi di Cremona.



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