03 settembre 2013

Cerimonia di commemorazione dell'8 Settembre in Cortile Federico II

La lapide commemorativa sotto i portici del Comune
In occasione della ricorrenza del 70° anniversario dell'8 Settembre, l'Amministrazione Comunale, l'Associazione Nazionale Partigiani d'Italia, l'Associazione Nazionale Partigiani Cristiani e l'Associazione Nazionale Divisione Acqui organizzano una cerimonia commemorativa che si terrà domanica 8 settembre, alle ore 11.45, nel Cortile Federico II di Palazzo Comunale dove verrà deposta una corona di alloro alla lapide che ricorda i Caduti della Resistenza ed i Martiri di Cefalonia. Prima della cerimonia ufficiale, alle 10,45, al Civico Cimitero, si terrà un momento di riflessione religiosa promosso dall'Associazione Nazionale Partigiani Cristiani.
L’8 settembre 1943, alle 19,45 venne annunciato alla nazione, attraverso un radiomessaggio, l’armistizio firmato il 3 settembre a Cassibile (Siracusa) tra il generale italiano Giuseppe Castellano e il generale statunitense Walter Bedell Smith alla presenza del funzionario del Ministero degli Esteri Franco Montanari.

Quella data  sancì l’interruzione politica del legame dell’Italia con la Germania nazista che aveva condotto il Paese nella terribile esperienza di un’altra guerra mondiale, ma le immediate conseguenze furono dirompenti e tragiche. L’Esercito Italiano, lasciato senza una direttiva e un comando, in pochi giorni venne travolto dagli attacchi duri e feroci di truppe speciali tedesche. Migliaia di soldati e di ufficiali vennero catturati ed inviati in Germania e in Polonia avendo rifiutato l’adesione alla Repubblica di Salò e là molti morirono o uccisi o di stenti e maltrattamenti Altri furono trucidati, come  a Cefalonia ed  in altre zone oltre mare, non avendo accettato di arrendersi.

Anche a Cremona, dopo la proclamazione dell’armistizio, i soldati tedeschi trovarono una tenace resistenza e poterono occupare la città solo dopo aspri combattimenti e spargimento di sangue. Dal mattino del 9 settembre, fino al primo pomeriggio, alla caserma Paolini di via Palestro infuriò una battaglia nella quale i bersaglieri si opposero fortemente riportando numerosi feriti. I carabinieri della caserma S. Lucia di viale Trento e Trieste si difesero con audace coraggio fino a quando la caserma venne occupata da reparti delle SS. A  Porta Venezia, in via Brescia, spararono con le mitragliatrici gli avieri, i fanti, i giovani allievi del Collegio Militare di Milano. Caddero qui civili e militari. I tedeschi trovarono una strenua opposizione anche a Porta Po, presso la sede dell’Intendenza di Finanza in corso Vittorio Emanuele II e presso il palazzo delle Poste. Nella notte fra l’8 ed il 9 alla caserma Manfredini, sede del 3° Reggimento d’Artiglieria del Terzo Corpo d’Armata, il comandante, tenente colonnello Sebastiano Caruso, ed il capitano Giuseppe Gasparini (Bergamo 24.01.1913 - Clusone 10.05.2007) parlarono ai soldati. Alla mattina, esposta la bandiera nazionale, alla porta centrale di via Bissolati ed alla carraia di via Massarotti ci fu battaglia. Nello scontro caddero il sottotenente Mario Flores di Bergamo, Medaglia d’0ro al Valor Militare e Dante Cesaretti di Spoleto, decorato con Medaglia d’argento. 
Questo il ricordo del Capitano Gasparini (Bergamo 24.01.1913 - Clusone 10.05.2007) : ... ''Quella mattina alle 7 eravamo usciti dalla caserma con la Topolino per vedere che cosa succedeva dopo l'annuncio della sera prima. Al ponte sul Po, vidi che stavano arrivando i tedeschi, fu così che tornai in caserma e diedi l'ordine di resistere, ero il più alto in grado perché gli altri ufficiali erano andati via; feci piazzare i cannoni ai due ingressi perché il messaggio del nuovo capo del governo, Badoglio, era stato chiaro: «Risponderete alle provocazioni da qualsiasi parte arrivino». Sono circa le dieci della mattina quando si comincia a sparare. Gli. artiglieri sparando ad alzo zero resistono fino all'esaurimento delle munizioni, poi devono arrendersi. Due ore e mezza di combattimento. Con me era rimasto Mario Flores giovane sottotenente, figlio di un generale. Era laureato in ingegneria, un bravissimo ragazzo. Morì durante i combattimenti di quel giorno. Io stesso scrissi la richiesta di Medaglia d'Oro al Valor Militare, che gli venne accordata. Lo prese una granata, in pieno petto. Morì quel giorno anche uno dei miei artiglieri, Medaglia d'Argento al Valor Militare. Chiesi l'Onore delle Armi. L'ufficiale tedesco venuto a parlamentare me lo promise, ma poi non mantenne. Intanto io feci ammainare la bandiera e ordinai di portarla in infermeria e di stenderla sopra il corpo di Mario Flores. Alle cinque di quel pomeriggio del 9 settembre venne un ufficiale della Wehrmacht con un interprete, mi chiese perché avevo resistito. Io risposi che avevo obbedito agli ordini del capo del mio governo. Se ne andò senza dire niente, ma verso le otto di sera tornò quel signore l'interprete, mi disse: Capitano se ne vada, alla svelta, vengono ad arrestarla". E così indossai il camice bianco e il distintivo della Croce Rossa e uscii, mi recai da una famiglia di Cremona che conoscevo, mi diedero dei vestiti. Poi tornai a Bergamo”. 
Nonostante l’eroico sforzo di difesa, alle 15 dello stesso giorno la città era in mano tedesca. I caduti furono 29, fra civili e militari, i feriti 37.


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